L’Io e il Sé tra arte, spiritualità  e sciamanesimo nella metodica del Teatro Transpersonale®  –  terza parte

” …l’auto-penetrazione, la trance, l’eccesso, la stessa disciplina formale possono essere realizzati solo a condizione di un dono completo, umile e senza riserve… ” Petrella

Il Rito-La Trance-La possessione e L’Estasi nello Sciamano sono ben analizzati dallo studioso Klaus E. Muller, che distingue lo sciamanesimo in tre diverse tipologie: elementare, complesso e di possessione, a seconda della zona di diffusione, del tipo di comunità che investe, dei compiti e delle funzioni caratteristiche dello sciamano, delle tecniche di cui quest’ultimo si avvale.

1) Uno sciamanismo elementare primario, diffuso soprattutto nella società di pescatori e in quelle di cacciatori e raccoglitrici, viventi ai margini dell’ecumene e, più all’interno, in zone remote o insulari come Ciukci, Eschimesi, Fuegini, Australiani, Andamanesi, Batak e, in Venezuela, Yaruro .

” La chiamata dello sciamano avviene a opera di spiriti degli animali; la sua clientela è formata dalle comunità locali o dai gruppi parentali ( lignaggi, stirpi); i suoi compiti principali consistono nel garantire il successo della caccia, la salute, e la riproduzione del gruppo; dunque, complessivamente, nel controllo e nella cura
delle anime degli animali e degli uomini “.

Sulle tecniche e gli strumenti scrive ” Per adempiere i propri compiti, lo sciamano si avvale della tecnica dell’estasi, privandosi intenzionalmente, in caso di bisogno, della propria anima libera, e viaggiando con essa nell’aldilà – fondamento causale di tutto ciò che accade sulla terra -, accompagnato, protetto e assistito dagli spiriti che lo hanno chiamato. Il rituale si riduce all’essenziale, il ricorso a strumenti ausiliari – droghe, costumi particolari,determinati strumenti – non è contemplato o si presenta in forme rudimentali

” 2) Uno sciamanismo complesso secondario, diffuso soprattutto tra i gruppi di pastori nomadi dell’Asia settentrionale e delle regioni interne dell’Asia, e nelle società di orticoltori dei Tropici. Per lo sciamanismo complesso la seduta sciamanica non è ridotta all’essenziale, ma è prolungata nel tempo e articolata nella sua struttura; il tipo di clientela è lo stesso di quello elementare ma sono presenti elementi nuovi.

” Lo sciamano assolve funzioni quasi sacerdotali e sovrintende a un numero crescente di riti domestico-familiari ( in occasione di nascite, attribuzione del nome, sepolture ecc. ) e comunitari ( per esempio agrari ) ”

” Durante la seduta sciamanica lo sciamano indossa, segnatamente presso i popoli della taiga siberiana, un costume speciale munito di accessori ( bastoni, fasci di rami fronzuti, sonagli ); non si provoca più la trance facendo affidamento solo sulle proprie forze, per esempio concentrandosi mentalmente, come avviene per lo più nello , ma ricorrendo anche, in aggiunta, a tecniche particolari ( cantilene, recitazioni, movimenti ritmici, danza ) e – di solito – facendo uso di sostanze allucinogene
” (…) il sacrificio è diventato, a tutti gli effetti, parte integrante della seduta: si decapitano capre e maiali ( Tungusi ), poi lo sciamano beve il sangue che esce a fiotti dal tronco dell’animale per corroborarsi in vista del viaggio con l’anima ”

Il terzo tipo di sciamanismo indicato da Muller è detto di possessione , le sedute non hanno più un carattere estatico:
” Diversamente da quanto accadeva nello sciamanismo , l’anima dello sciamano non intraprende più viaggi nell’aldilà,
non ci troviamo dunque più in presenza di sedute estatiche, bensì di sedute di possessione: lo spirito a cui lo sciamano si è votato entra nel suo corpo e, attraverso di lui, guarisce o trasmette informazioni. Generalmente il posseduto adotta il comportamento dello spirito, imita i suoi gesti e il suo modo di parlare, sceglie perfino il costume che lo identifica, per esempio un’uniforme quando si tratta di un ex guerriero o di un ex ufficiale; nel caso in cui entrino in azione più spiriti e uno dopo l’altro – cosa che può succedere -, lo sciamano è costretto a cambiare più volte costume nel corso della seduta. Ciò che tuttavia contraddistingue lo sciamanismo dagli altri  è il fatto che lo sciamano, ogniqualvolta s’imponga una seduta, ha il potere di convocare volontariamente lo spirito, non viene cioè, per così dire, colto di sorpresa e sopraffatto da lui, non ne è uno strumento passivo “…

Questo tipo di sciamanismo si trova in particolare nelle società contadine del Sud-Est asiatico- Tibet, Taiwan, Corea, Giappone, in parte anche Nepal – differisce dagli altri perché comprende in sé elementi appartenenti a più religioni, si diffonde in società che risentono della forte presenza di scintoismo, buddismo, lamaismo, islamismo oltre allo stretto legame che lo sciamano ha con una divinità, che così diviene oggetto di venerazione, all’interno di piccoli templi a lei dedicati, mediante la celebrazione di riti in suo onore e l’offerta di doni sacrificali. Nello sciamanismo di possessione la funzione terapeutica é predominante e lo sciamano viene consultato anche per la previsione del futuro e la divinazione.

Anche l’attore in qualche modo deve possedere o farsi possedere da un personaggio. Walter Orioli, psicologo e teatro terapeuta, sulla possessione del personaggio, scrive “L’attore non interpreta un personaggio, ma ne è  interpretato. (…) Parti dell’attore sono immesse dentro qualcun altro, in realtà l’altro non esiste se non per una frazione di tempo, quanto dura la possessione”. Durante questa frazione di secondo chi è in scena vive quello che viene chiamato personaggio.

Grotowski dice : “Il teatro non è indispensabile. Serve ad attraversare le frontiere fra te e me” Così come lo sciamano permette l’attraversamento dei mondi.
Nel Laboratorio di Teatro Transpersonale® io indico la persona e il personaggio come due mondi che si specchiano ma non si confondono.
L’uno va ad abitare l’altro. Non si mettono in scena i propri ” drammi”. E non si teatralizzano i propri conflitti come ad esempio nelle Costellazioni Familiari o nelle tecniche di Gestalt. La persona fornisce, per così dire, l’abito al personaggio. Ma il personaggio vive una sua autonoma parabola espressiva che è altro da sé.
Il personaggio puo’ essere considerato quindi un ponte che permette sciamanicamente il passaggio da una personalità “ingabbiata” in schemi, credenze, modalità ripetitive… al mondo delle possibilità e della scoperta, uno spazio quantico di osservazione e di trasmutazione che dona la libertà dell’Essere.  Una drammaturgia dell’anima e dell’esistenza in una pluralità di Sé multidimensionali. Quello io chiamo il Corpo Olografico dell’Attore.

Alberto Pincherle, docente di storia delle religioni, ritiene che non esista una definizione unica e semplice del concetto di anima, poiché già dai popoli primitivi l’anima viene considerata come qualcosa di molto complesso così come la vita ha diverse manifestazioni e funzioni. Egli evidenzia come ” l’anima può essere collocata in diverse sedi del corpo, e si può parlare di pluralità di anime 
In varie tradizioni come sedi dell’anima, vengono ad esempio identificati gli occhi ” e ciò spiega, almeno in parte, la credenza nel malocchio “, i capelli, il sangue, il respiro, il fegato e il cuore.
L’anima non avrebbe una sede definita all’interno del corpo, non esiste una sola anima per ogni corpo, bensì una pluralità di anime. E’ possibile distinguere categorie di anime a seconda delle concezioni e delle tradizioni.
” Oltre l’anima-vita – scrive Pincherle – un’anima che abbandona il corpo durante il sonno, vagando altrove e incontrandosi, nel sogno, con altre anime; l’ombra, che segue il corpo durante la veglia e, simile a questa, il riflesso del corpo nelle acque o in altri corpi lucenti; e una quarta anima, collocata fuori dell’uomo, in una pianta o in un animale, con cui, pertanto, l’uomo ha comune il destino e anche proprietà fisiche o morali ”

L’atiep, anima che somiglia o coincide con l’ombra e che abbandona il corpo durante il sonno, per i Dinka del Sudan é un’altra anima che, dopo la morte, resta nella tomba con il corpo.

…Il dramma per me è tutto qui, signore: nella coscienza che ho, che ciascuno di noi – veda – si crede “uno”, ma non è vero: è “tanti”, secondo tutte le possibilità d’essere che sono in noi… L.Pirandello

Il corpo svelato, oltre la quotidianità, nel Teatro Transpersonale® la Scena del Sé si fa metafora di Arte e Vita per Essere autori-attori della propria vita sul palcoscenico del Nuovo Mondo nella parte del protagonista.

 L’energia nascosta- L’esperienza del Sé nel mondo del Rito Scenico- La voce e il gesto organico- Il Corpo Teatrale e lo Spazio Interiore – La memoria emotiva- Trasformare i cliché e le maschere- i punti di vista- l’osservazione del conflitto – Il Corpo Ologra-fico -Guarigione emozionale e potenzialità creativa- dal gesto quotidiano all’atto creativo…questi alcuni degli Elementi di Drammaturgia dell’Anima che nel Teatro Transpersonale® costituiscono il tessuto dell’esperienza laboratoriale.

Un originale e potente percorso di teatro psico-spirituale e rituale, finalizzato alla libera espressione corporea per riconoscere e trasformare i cliché e le maschere che ingabbiano la creatività, prendere contatto e consapevolezza dell’interdipendenza con i linguaggi dei corpi sottili, scoprire il piacere di creare movimento e suono, liberare il corpo integrando la voce e l’emozione nel gesto e nella parola, per costruire l’auto- drammaturgia che si rappresenta al mondo, in una Relazione Trasformativa, che partendo da sé sviluppa armonia e ascolto dell’altro, migliorando il proprio mondo e di riflesso la qualità della propria vita in relazione al pianeta.

Fine terza parte

Darshana patrizia Tedesco

tratto da una sua conferenza tenuta  il 14 marzo 2012 a Borgo S.Lorenzo – Firenze presso l’Associazione Sguardo d’Amore

Questi testi sono parte di un libro in preparazione della stessa autrice.