Cara Darshana,
E’ vero , è molto facile per me recitare la parte dell’insicura e introversa
che preferisce evitare il confronto diretto con il mondo anche se si crea in me
una certa dicotomia.
In quella parte sento la sofferenza dell’isolamento,  l’oppressione nel cuore,
l’incapacità di espressione e di movimento.
La frase da recitare:  “puoi essere nel tuo cuore solo se hai perdonato”,
rappresentava tutte le sensazioni ed emozioni provate.
Alla richiesta di cambiare ruolo e  di rappresentare una “manager in
carriera”  come prima cosa ho provato la tentazione di rifiutarmi
ma ha prevalso il desiderio di mettermi in gioco e dare voce a qualcosa
d’altro.
La vista della platea davanti mi paralizzava e mi chiudeva la gola. La mente
si offuscava di pensieri autocritici e sensazioni di sfiducia. Non mi sembrava
di parlare piano come invece mi veniva fatto notare….
Invece sono riuscita ad osservare il modo impacciato di muovermi verso il mio
compagno,  avvertito anche come figura genitoriale.
E’ stato tutto molto faticoso ma anche prezioso perché,  in un modo diverso ad
altri approcci provati, mi ha fatto avvicinare a nodi profondi  che ancora
influenzano la mia vita.
Nell’osservare le difficoltà degli altri ho provato molta dolcezza , empatia
e con-vibrazione.
Forza e coraggio andiamo avanti !

Niente però può fermare l’indomita lotta del cuore contro la mente, della mente verso se stessa, verso i suoi schemi, le strutture, le credenze, i limiti che vengono imposti dai condizionamenti del sociale che genera ruoli…

Eleonora P.